Il 14 di maggio, Tiziana, la moglie del nostro autore e amico Matteo Guarnaccia, ha annunciato su Facebook la sua morte, avvenuta il giorno prima: “Ciao a tutti. Questa notte l’amore della mia vita, Matteo, è andato ‘Across the Universe’, regalando a tutti noi una meraviglia di luce, di immagini, di bontà e di condivisione. Ha disegnato, dipinto tantissime immagini e scritto tanti libri, sempre con leggerezza, intensità e ironia, è stato un docente molto amato”.
Matteo aveva 67 anni, e aveva iniziato da giovanissimo, viaggiando e scoprendo, negli anni 70, nuove filosofie e pensieri. Ad Amsterdam aveva fondato la rivista psichedelica Insekten Sekte: “Avevo 15 anni – raccontò – in un bagno lessi queste due parole che suonavano benissimo, anche se non ne sapevo il significato”. Ha collaborato da subito con le riviste di cultura alternativa l’americana ‘Berkeley Barb’ e le italiane ‘Fallo!’ e ‘Re Nudo’; ha viaggiato il mondo, alla ricerca di una libertà intellettuale senza confini e preconcetti.
Oggi i giornali e i siti lo ricordano per la sua attività nei campi dell’arte, del design, del giornalismo, della moda e della critica. Ma nessuno cita la sua parte di fumettista, iniziata con l’incontro con Quattrocchi (poi editore Malatempora) che gli pubblicò il primo fumetto sperimentale.
Nel 78 presentò Taipi, dal romanzo di Melville, all’editore Ottaviano (in quella collana, poi, pubblicarono agli esordi anche Lorenzo Mattotti e Laura Scarpa).
Noi abbiamo ripubblicato nel 2021 questo romanzo che ci porta direttamente nel mondo tatuato dei papua, assieme alla sua biografia di Jimi Hendrix (2020), che aveva disegnata nel decennale della sua morte.
Ma lo spirito di fumettista percorre tutti i suoi libri, alternando pagine sequenziali a illustrazioni e testi, Matteo Guarnaccia ha sempre colto l’intrecciarsi dei linguaggi artisti e la ricerca del segno.
Ha saputo fondere con abilità in un unico segno diverse tradizioni culturali, con uno stile che rimane estremamente dilatato e magicamente visionario, capace di espandersi in affreschi confusi oppure fissarsi in ironiche e incisive icone che rappresentano la sua produzione come illustratore.
Il maestro italiano della psichedelia e dell’underground, ha avuto uno sguardo da sciamano, portato nel nostro mondo, senza porre limiti e moralismi.
Un autore, un Maestro, un amico e uno di quegli autori gentili così rari e preziosi, che non ha mai inseguito il successo, perché lo aveva già conquistato in sé.
Un anno fa lo incontrammo per parlare con lui e con Francesco Pacifico, di Taipi: